Veleno.

 

veleno

Dopo vari consigli di molti miei conoscenti ho ascoltato anche io Veleno, il podcast/serie audio pubblicata da Repubblica, che parla di fatti di cronaca avvenuti vent’anni fa in alcuni paesi della bassa modenese. Ascoltare Veleno è stata un’esperienza sicuramente forte che mi ha fatto un effetto particolare. Gli avvenimenti raccontati nel podcast sono reali, e fanno riferimento a dei casi di abusi sessuali correlati a pratiche sataniche che avrebbero coinvolto diversi bambini e le loro famiglie nella seconda metà degli anni ’90.
Il fatto è uno si aspetta di sentire una storia che parla di fatti terribili, di bambini abusati, di genitori deviati e di condanne esemplari. E sì, c’è tutto questo, ma c’è anche il fatto che la storia vera è un’altra, una storia per cui più di 10 famiglie sono state distrutte per nulla, per errori giudiziari, per incapacità delle persone che dovevano vigilare e proteggere i bimbi. Da padre, sicuramente, è stato un ascolto che mi ha coinvolto nel profondo.
Il prodotto, come valori di produzione, è ottimo e l’inchiesta che è stata effettuata per creare Veleno è sicuramente molto approfondita e in molti punti così sconcertante che sembra la trama di un film, di quelli fatti bene. In sette episodi di cui si compone la serie solo l’ultimo ha quel tono da giornalismo un po’ cialtrone che dà dei giudizi dall’alto di chi sembra sapere tutto, ma comunque, nonostante la voce narrante sia una de Le Iene, Pablo Tincia, il tutto è trattato in maniera molto professionale, molto seria e comunque rispettosa per le vittime di quegli eventi tragici, vittime che sono tantissime.
Purtroppo temo che un inchiesta simile, con il clamore mediatico che sta suscitando, se da una parte servirà a far conoscere a molti una storia sconosciuta (almeno a me sicuramente) temo che per chi ha vissuto quegli eventi, se mai la sentirà, sarà come ripiombare in un incubo da cui probabilmente era riuscito a scappare. E spero, lo spero davvero, che la storia non crei un film, e poi una serie, e poi altro, e sarebbe veramente inopportuno. Perché quando c’è un dramma, di queste dimensioni per altro, è un attimo che ti ritrovi una foto tirata fuori da chissà qualche archivio sulla copertina di spazzatura editoriale come Giallo.

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